Il Natale è quel periodo dell’anno in cui si è tutti più buoni, o almeno così dicono. Tutto intorno è pieno di lucine e decorazioni a tema, si ascoltano brani natalizi mentre si pensa agli ultimi regali – rigorosamente last minute – e al menu del cenone. Visto che il periodo lo richiede, è a tema anche il modo di dire che abbiamo scelto per questo mese ed ha a che fare con il cibo.
A Natale negli USA ci sono diversi piatti tradizionali ed uno di questi è il Christmas Pudding, una torta a base di frutta secca e spezie di origine anglosassone molto diffusa. Ed è proprio il pudding il protagonista dell’idiom che abbiamo scelto, hai mai sentito dire “the proof is in the pudding”?

Da dove nasce il modo di dire The proof is in the pudding
La frase completa è “the proof of the pudding is in the eating” ma nel corso del tempo è stata abbreviata e ad oggi la formula più diffusa è, appunto, “the proof is in the pudding” (o anche “the proof in the pudding” e “the proof of the pudding”)e, nei casi più estremi, semplicemente “pudding”. Questa espressione si usa quando vuoi dire che il successo di qualcosa si può giudicare solamente dopo dei test o dopo un utilizzo concreto. Se vuoi sapere se il tuo budino è riuscito bene, dovrai necessariamente assaggiarlo, dopotutto.
Immagina, per esempio, l’uscita di un film di Natale al cinema preceduta da una serie di polemiche: ma come si fa a saperlo, se ancora nessuno l’ha visto? Uno chef ha creato un piatto ambizioso, la notizia inizia a circolare e tutti pensano che il suo nuovo menu sarà un fallimento. Succederà davvero? Provare per credere, the proof of the pudding is in the eating, che letteralmente vuol dire che “la prova del budino sta nel mangiarlo”. In italiano, l’espressione che si avvicina di più a questa potrebbe essere “la prova del nove”.

Come dicevamo, il pudding è nato in Inghilterra prima di essere “adottato” anche negli USA. Un tempo non stava ad indicare solo l’ormai celebre dessert ma anche una sorta di salsiccia: carne macinata, cereali e spezie insaccati all’interno di uno stomaco o di un intestino, solitamente di bovini, che poi venivano bolliti; in alcuni casi poteva essere qualcosa di molto simile al sanguinaccio. All’epoca ovviamente non esistevano frigoriferi e norme igieniche ed era molto facile che la carne andasse a male, per cui mangiare un pudding era abbastanza rischioso. Secondo alcuni, quindi, è più probabile che il proverbio sia nato associato a questa preparazione e al fatto che potesse risultare troppo pesante o la carne potesse essere contaminata, per cui l’unico modo per scoprirne la bontà rimaneva l’assaggio.
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